L’agosto del 2018 ha visto un sensibile incremento del prezzo per la materia energia, 68 €/MWh di media nei primi quindici giorni, trainato dall’impatto che hanno avuto le temperature torride tanto sul lato domanda quanto sul lato offerta.

A fine giugno, l’aggiornamento tariffario per il terzo trimestre deciso dall’ARERA ha visto un ulteriore aumento della spesa per la materia energia, giustificato dall’incremento registrato del prezzo del gas e dalle aspettative di continuità del trend rialzista anche per i mesi estivi.

E’ chiaro che il caldo generi maggiori consumi di energia elettrica per esigenze di raffrescamento, come è noto che alte temperature possano avere un’influenza sulla produzione idroelettrica e sulla produzione eolica: già questi fattori, che configurano un sistema elettrico con più domanda da soddisfare attraverso impianti convenzionali, sono in grado di fornire una spiegazione dell’incremento dei prezzi.

Tuttavia la vera peculiarità che ha caratterizzato gli esiti di mercato delle ultime settimane è stata l’effetto del grande caldo su uno degli elementi regolanti dei prezzi italiani: l’importazione dall’estero, e dalla Francia in particolare.

A fine luglio, EDF ha deciso la fermata di due impianti nucleari e di uno dei due reattori di un terzo impianto, per un’indisponibilità non programmata di circa 2.500 MW in totale: in tutti e tre i casi, la causa dello stop è stato l’innalzamento delle temperature del Rodano e del Reno, fiumi la cui acqua viene utilizzata per il raffreddamento dagli impianti.

Queste fermate improvvise sono andate ad aggiungersi alle manutenzioni programmate a partire dai primi giorni di agosto di un’altra decina di impianti nucleari, con il risultato di una forte riduzione della capacità produttiva francese e dell’export verso l’Italia.

Non stupisce pertanto che, nella prima metà di agosto, i volumi totali transitati dal confine transalpino si siano dimezzati in termini congiunturali (-400 GWh rispetto alla prima metà di luglio) e ridotti di un quasi terzo in termini tendenziali (-160 GWh rispetto alla prima metà di agosto 2017).

Il bollore del mercato elettrico estivo è stato dunque alimentato dalle difficoltà affrontante dai segmenti di offerta più competitivi in termini di prezzo. Sarà dunque il refrigerio delle stagioni autunnali e invernali a spegnere la vampata? In termini di prezzi, la risposta sembra essere negativa: i continui apprezzamenti nel mercato a termine del gas e della CO2 stanno spingendo ancora più in alto le aspettative di prezzo, tanto da prospettarci un PUN superiore a 70 €/MWh nel corso dell’ultimo trimestre dell’anno.

 

Fonte: RIENERGIA